Il saluto a Gigio Lu Mungu tra il suo popolo: uomo di idee e ideali amante della città

22.11.2023
di Giorgio Raccichini

Non è facile pronunciare un discorso in onore di Luigi Fioravanti, perché era un uomo poliedrico, dalle tante passioni, a volte sorprendenti per chi ne avesse avuto una conoscenza solo superficiale, e aveva pregi e difetti, come uno qualsiasi di noi.

Per tutti era "Gigi" o "Lu mungu", soprannome che aveva ereditato dal bisnonno Peppo che si era gravemente ferito ad una mano mentre puliva il fucile.

Tra gli archivi della Fototeca provinciale di Fermo c'è una bella foto che ben lo rappresenta: è un Gigi giovane, in posa a cavallo di una moto, robusto, con un berretto da marinaio in testa e lo sguardo deciso rivolto verso l'obiettivo. È uno sguardo che fa ben trasparire quello che era il carattere dell'uomo.

 Gigi era una persona generosa, pronta a prodigarsi per gli altri, e possedeva una forte personalità, tipica di un vero e proprio proletario che nella vita ha dovuto affrontare tanti problemi sbarazzandosi di dubbi e paure. Sapeva anche essere sensibile, aspetto che dimostrava sia nel rapporto con le persone sia nel suo forte apprezzamento dell'arte, a tal punto che coltivava una sua forma di arte popolare: riusciva a cogliere – con i suoi famosi "rustichi" – forme e messaggi intrappolati negli elementi della natura, come i pezzi di legno lasciati sulla spiaggia dalla onde del mare, e sapientemente li liberava con il suo intervento artistico. Amava la pittura, la musica, il canto e la recitazione.

Era un combattente, Luigi, e lo dimostrò sempre nel corso della sua esistenza, pure nei momenti più difficili della malattia: si aggrappava alla vita che amava tanto e riusciva a riemergere dalle situazioni più cupe. Aveva insomma il carattere formidabile e acceso dei Fioravanti.

La battaglia di Gigi è terminata in questi giorni in cui nel mondo si parla sempre più di guerra. E pensare che Gigi era nato nei giorni terribili della Seconda Guerra Mondiale. Era il 16 maggio del 1944 e mancavano ancora diversi giorni alla liberazione del Fermano. Lui, sangiorgese doc, veniva al mondo in quel di Falerone, in zone dove era attiva la Resistenza contro i nazifascisti. Fin da quando era in fasce, quindi, respirò intorno a sé un certo clima politico che lo portò a maturare quelle idee per cui era da tutti conosciuto e una sensibilità forte verso gli oppressi. Crescendo, affrontò le difficoltà della vita, a partire da quelle economiche, e costruì una famiglia molto unita: pensate che ebbe ad emigrare in Germania nel 1964, quando svolgeva il lavoro del meccanico, e poi trascorse degli anni a Torino quando cominciò a fare il postino.

Questo è un giorno di dolore per coloro che lo hanno amato. A tutti questi, alla sua famiglia numerosa – a sua moglie Maria, ai figli Fabiola, Romina e Roberto, ai nipoti e ai fratelli – va le più sentite condoglianze della comunità sangiorgese e fermana. Pur nel dolore, deve confortare l'idea che la vita di Gigi non è trascorsa invano: ha invece lasciato il segno in tutti quelli che – e sono tanti – hanno avuto il piacere e l'onore di conoscerlo, di averlo come amico, come concittadino o come compagno di partito.

Gli diciamo "grazie" con un grande e sentito applauso…

Che cosa potremmo dirti, Gigi, in questo commiato celebrato, come avresti desiderato tu, tra il tuo popolo?

Per chi è nato negli ultimi decenni del secolo scorso, eri una sorta di figura mitologica, un simbolo di Porto San Giorgio e della sangiorgesità, un comunista vecchio stampo, l'animatore di feste dell'Unità e feste del Patrono.

Eri l'uomo della tombola, che dal balcone suscitava il visibilio della gente, la quale lungo tutto il Viale della Stazione attendeva il tuo grido tonante: "Nuuummuruuu!". Avevi una voce sorprendente Gigi, capace di animare la folla, di raggiungere vere e proprie vette artistiche nel canto e nella recitazione e allo stesso tempo terribile nelle esplosioni di collera.

Ti arrabbiavi, Gigi, senza mai essere violento: era un lato del tuo carattere passionale, capace di amare con forza la tua famiglia, di vibrare per le battaglie politiche sempre vissute dalla parte della classe salariata e degli oppressi, di accendersi per una partita della Juventus.

A dire il vero, il tuo amore per la Juventus era un po' discutibile. No, non è un discorso da anti-juventini né si vuole sottolineare che tu, comunista, tifavi per la squadra dei massimi rappresentanti del capitalismo italiano. Niente di tutto questo. No, a volte la tua passione per la Juventus ti portava ad essere un tantino irrazionale, quando prorompevi contro chiunque osasse mettere in discussione la tua squadra del cuore. Bollivi di collera, ma poi ti calmavi e si finiva anche per ridere sopra a certe tue discutibili esternazioni da ultras juventino. La passione per la Juventus era tale che, ridestatoti dopo l'intervento al cuore di pochi anni fa, la prima cosa che facesti fu quella di chiedere informazioni sulla squadra torinese. Ironia a parte, anche questa passione aveva radici nel tuo vissuto, dal momento che il tifo per la Juventus ti aveva aiutato a sopportare gli anni trascorsi a Torino.

Amavi i bimbi Gigi, a partire dai tuoi nipoti, e non dimenticavi mai di chiedere come stessero i figli dei tuoi amici e ti sorrideva il cuore alla vista dei bambini. Chi ti ricorda quando, tempo fa, vestivi i panni di Babbo Natale? Arrivavi tu, Gigi, che, a dire il vero, per la stazza potevi ben vestire i panni dell'uomo più atteso da ogni bimbo. Sennonché la tua voce, riconoscibilissima, avrà forse instillato in qualche bambino più di un dubbio sulla reale esistenza del mitico Santa Klaus. Ma che importava? Era quasi un vanto avere avuto, almeno una volta, Gigi come Babbo Natale.

Te ne vai, Gigi, come se ne va pian piano la Porto San Giorgio del passato di cui eri un degno rappresentante. Avevi un legame profondo con il tuo paese, con la sua popolazione. E non è un caso che fossi conosciuto da tantissime persone. Aiutasti tante associazioni sportive e non, fosti medaglia d'oro dell'Avis, socio della Pro Loco e tra i fautori della Padella gigante. Si potevano condividere o meno le tue idee e le tue prese di posizione, ma nessuno può negare che le prendessi con l'intento di migliorare la tua città, senza fare troppi calcoli e senza avere secondi fini personali.

Se c'è un luogo che oggi meriterebbe di avere qualcosa che ti ricordi è Piazza Bambinopoli, perché fosti tra i cittadini che insieme ad Alfio Maggetti, ormai molti anni fa, si mobilitarono giorno e notte per salvare quell'area da una speculazione edilizia che, a partire dal secondo dopoguerra, aveva preso a rovinare il volto di questa cittadina. Gigi, ricordavi con fierezza quella battaglia combattuta quando eri ancora giovane.

Al riguardo c'è un aneddoto che fa sorridere. Bisognava decidere il nome da assegnare a quell'area dopo la sua recente riqualificazione. Non esitasti a proporre con veemenza il tuo. Ti si fece notare che, normalmente, le vie e le piazze vengono intitolate a gente deceduta e, accortamente, ritirasti la tua proposta. Oggi, che sia un tuo "rustico" o un tuo busto, è lì che ti si dovrebbe ricordare, anche perché si tratta di una piazza molto frequentata da quei bambini di cui amavi fare la felicità e aperta verso un lungomare intitolato ad un grande del movimento comunista italiano che ammiravi tanto.

Gigi eri un comunista, uno di quelli che decisero di non abbandonare o di rinnegare la fede politica di una vita. Del comunismo italiano rappresentavi l'anima popolare, sempre pronto ad impegnarti nelle battaglie politiche. Non ti tiravi mai indietro che fosse una raccolta firme, un volantinaggio, il diffondere con la fonica un qualche evento o la candidatura in una lista. Ti ricordi quando il quotidiano "Liberazione" ti dedicò un articolo perché fosti il maggior distributore a mano del giornale oppure quando riuscivi a concretizzare, prodigandoti assiduamente per i tuoi compagni candidati, l'invito di Enrico Berlinguer a lavorare "strada per strada, casa per casa"? In certe attività eri una vera e propria macchina da guerra politica.

A volte non era facile discutere con te, soprattutto se eri convinto di una cosa con una caparbietà che rasentava la testardaggine. Era il tuo modo di vivere la vita politica: eri disciplinato e ti impegnavi concretamente a sostenere la linea della tua parte, ma quando ritenevi che una tua posizione personale fosse giusta, la portavi avanti anche in dissenso con il partito.

Si può ricordare che, qualche anno fa, appoggiasti la protesta, rivolta nei confronti di un'Amministrazione che pure tu sostenevi, di alcuni cittadini contrari all'installazione di un'antenna nei pressi delle loro abitazioni.

Soprattutto rivendicavi che tu, comunista, come consigliere comunale avevi approvato la realizzazione del Centro Neocatecumenale nell'area collinare, facendo certamente venire più di un mal di pancia all'interno del tuo partito.

Non eri certamente un uomo di chiesa, ma non eri ostile alla religione vissuta in maniera profonda e sincera dal popolo di cui facevi parte. Chi non ricorda quando, nel 2014, realizzasti il rustico della grande croce e scrivesti addirittura a Papa Francesco chiedendo che benedisse l'opera? Con tua grande sorpresa e immensa felicità ti venne risposto in maniera affermativa. Riuscivi a dialogare con tutti, anche con settori lontani dal movimento comunista, come quello della chiesa locale, e ad organizzare battaglie comuni.

Ti salutiamo Gigi con la promessa di ricordarti sempre e rinnoviamo le nostre condoglianze a Maria, alla quale ti univa un legame profondo e indissolubile, ai tuoi figli e ai tuoi nipoti, che amavi profondamente, ai tuoi fratelli e a tutti i tuoi familiari. Ciao Gigi.