"Via le tamerici per far posto ai parcheggi è uno scempio per l'ambiente"

08.11.2023
di Giudeppe Fedeli 

Dai "piani alti" si è deciso  di abbattere le tamerici che adornano il nostro litorale. Fra le peculiarità di tale specie arborea la "sudorazione", sotto forma di gocce di liquido chiaro ed estremamente salato, la quale durante il giorno ed in assenza di vento (che ne favorirebbe l'evaporazione) genera una sorta di "pioggerella"; e il suo crescere inclinato per via del vento, che tuttavia la pianta riesce a sopportare. Senza voler muovere accuse nei confronti di chicchessia, come cittadino di questo Paese che di "Giardino del Mediterraneo" conserva ben poco, mi chiedo quale sia mai l'interesse, cui sacrificare una varietà vegetale -peraltro di grande suggestione visiva-. Interesse che dovrebbe essere utile per la collettività, più di quanto non lo siano dal punto di vista paesaggistico le tamerici. E invece no,: vengo a conoscenza che l'abbattimento di queste specie arboree è dovuto alla necessità di realizzare dei parcheggi, dove appunto vivono questi stupendi esemplari. Scempio (giustificato?... ne dubito fortemente), per cui mi limito a ricordare i versi della poesia che parla di questo albero così bello quanto umile, dalle braccia esili piangenti, che Gabriele D'Annunzio, l'esteta per eccellenza, celebra ne "La pioggia nel pineto": 《Ascolta. Piove/dalle nuvole sparse./Piove su le tamerici/salmastre ed arse(...).》 Ma, si sa, alla bellezza non siamo più abituati, automi di un meccanismo che ci schiaccia, spettatori impotenti di chi, alla "poesia", antepone la prosa più sciatta e utilitaristica.
Lettera aperta