Ristoranti e bar part time, vetrine spente e domenica chiuso: ecco come il commercio fronteggia la crisi 

25.09.2022

C'é chi ha spostato il timer delle luci delle vetrine alle 20. Chi ha scelto di tenere chiuso la domenica. Altri commercianti stanno studiando di modulare gli orari settimanali. E poi le strategie dei bar a seconda della clientela: chi ha come target la colazione chiude alle 14, così come chi si trova a ridosso di uffici pubblici. E i ristoranti? Aperti solo a pranzo. Oppure dal giovedì alla domenica. Hotel solo stagionali.
Porto San Giorgio o Roma c'é poca differenza. L'imperativo é fronteggiare una crisi energetica che sta mettendo paura a tutti: imprese e famiglie. 
Da giorni è in atto una vera e propria rivoluzione nella gestione delle attivitá: tradotto sono strategie di sopravvivenza che finiscono per cambiare la vita economica e sociale. 

Meno lavoro, meno opportunitá per i giovani, meno soldi da spendere.
Meno luci e strade più deserte: la viralitá della solitudine e l'esplosione della marginalità saranno la nuova pandemia. Silente, invisibile. 
 Occorre agire, fare e non aspettare che oggi 25 settembre sia il giorno della svolta. Il tempo delle cene e passerelle elettorali è finito: sindaci e assessori siano sentinelle e governatori.
Servono luoghi di socializzazione nei quartieri per rendere viva la cittá, creare opportunitá per gli anziani nei centri sociali, magari implementandole con attività per i giovani e risparmiare luce e gas. Strutture condivise.
Occorre che il commercio faccia comunitá con acquisti di gruppo per calmierare i prezzi di acquisto, diversificare per attrarre e soprattutto non fare l'errore di alzare i prezzi. Meglio 20 grammi di spaghetti in meno nel piatto, una bistecca più piccola o un pesce dal calibro minore piuttosto che far cadere sul cliente il rimbalzo delle bollette. Mai come ora occorre mettersi una mano sulla coscienza, come dicono gli anziani, ed essere comunitá. Vera. Sincera.
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