Lettera aperta.Noi giovani senza spazi e sostegno per cominciare  un mestiere

02.11.2021
Leggiamo spesso nei vostri canali social della crisi  economico-commerciale di Porto San Giorgio o delle risse accese dai giovani perchè sono degli ubriaconi fancazzisti. Confronto con i mitici anni 80/90 che noi giovanotti conosciamo solo attraverso il racconto di genitori, nonni o della rete e spesso li definiamo pensieri da boomer perchè sono  raffronti con culture che oggi non sarebbero più vivibili, sia per la nuova socialità che per la trasformazione del mondo produttivo.

Allora un giovane che iniziava un' arte aveva il sostegno della famiglia, dei parenti, dei conoscenti e delle istituzioni. Era il periodo del boom e tutto era facile. Oggi viviamo in ambienti domestici dove  un genitore su 4 è senza lavoro o in cassaintegrazione: logico pensa primare al mutuo, alle bollette e alla spesa che a costruire una impresa per i figli. Chi è nel commercio consiglia di guardare oltre perchè gli incassi non permettono di sostenere due famiglie, chi svolge la libera professione idem. Chi si salva è chi è nato nel settore agroalimentare ma per tirare avanti lavora 12 ore al giorno o in quello industriale ma deve avere capitali, altrimenti il sistema bancario taglia le gambe. 
Poi ci sono le istituzioni. Il nuovo eden professionale oggigiorno perché se ci entri da operaio o impiegato campi. Altrimenti è un insignificante contenitore di false speranze. È vero ci sono bandi per sostenere nuove attività giovanili ma poi vai a fare due conti e quando dopo un periodo di startup ti ritrovi a pagare affitti esorbitanti sai che oltre non puoi andare. Perché la pubblica amministrazione invece di svendere il proprio patrimonio immobiliare, non pensa a convertirlo per i giovani? Spieghiamo meglio: box del mercato coperto,  ex silos, rotonda alla pinetina, ex mercato ittico sono beni immobili che potrebbero fruttare soldini alle casse comunali, invece sono abbandonati o in attesa di  vendita. Noi giovani, invece, siamo costretti a rivolgerci al privato se vogliamo creare una attività, che chiede 2 mila euro per 80 metri quadrati. Una follia che costringe i più a stare a casa: quanto dovrebbe incassare una impresa per pagare quella somma solo di locazione? Il comune, ad esempio, potrebbe sostenere i giovani ristrutturando i propri beni e metterli a bando con affitti calmierati: gli incassi andrebbero a coprire la quota del mutuo preso per le opere di ristrutturazione e la città con un sistema imprese giovani ripartirebbe. Stesso discorso anche per i terreni: affittare orti è un altro modo per essere vicini a famiglie e nuove generazioni. Chissà se qualcuno ascolterà questo grido, invece di additare la generazione di buoni a nulla, bevitori e reddito di cittadinanza dipendenti...
#letteraaperta