RC sull'arretramento A14 e ferrovia: la sinistra in cittá si è bendata gli occhi

16.05.2022
 "Sabato 7 maggio abbiamo partecipato all'iniziativa sangiorgese della Fondazione di San Giacomo della Marca sulla proposta di arretramento dell'autostrada A14, nella quale i candidati sindaco di Porto San Giorgio sono stati chiamati a "metterci la faccia", come si suol dire.
E la faccia, da quello che abbiamo visto ed ascoltato, l'hanno messa: da Vesprini a Gramegna, passando per il sindaco uscente Loira, hanno tutti assicurato pieno sostegno alla proposta di arretramento. In piena campagna elettorale non ci aspettavamo nulla di diverso dai candidati sindaco e l'unico brivido ce lo procura quella parte della sinistra che, a ridosso delle elezioni, a Porto San Giorgio ha ancora una volta scelto di bendarsi gli occhi e tapparsi le orecchie". 
È quanto scrive in una nota la segreteria provinciale di Rufondazione Comunista.

"In questa sede tuttavia, non siamo interessati a dibattere di un'elezione comunale che, come spesso accade, si riduce a mera competizione tra schieramenti fotocopia, ma vorremmo intervenire sul tema concreto dell'arretramento dell'autostrada che, secondo gli organizzatori dell'iniziativa, sarebbe necessario per la sostenibilità.

E allora, la prima domanda su cui vorremmo aprire una riflessione è la seguente: l'arretramento è necessario alla sostenibilità di chi?
Magari di Porto San Giorgio, che avrebbe l'esigenza di "sviluppare a pieno la sua vocazione turistico-commerciale", come è stato testualmente detto nel corso dell'iniziativa, ma non certamente dell'entroterra.
Non è nostra intenzione negare il carico infrastrutturale che attualmente grava sulla fascia costiera, e andrebbe sicuramente avviato un ragionamento serio sul traffico ferroviario, ma qual è il senso di un raddoppio del tracciato autostradale quando potrebbe essere potenziato l'attuale con costi ed impatto ambientale minimi? Esistono studi che ne indicano la fattibilità e l'aggravio economico contenuto.
Ma ci spingiamo oltre: se il futuro del traffico pesante è su rotaia, quello su gomma dovrebbe diminuire, e allora perché spingere per realizzare una nuova autostrada oltre a quella attuale?
Possiamo permetterci che un centro di 15 mila abitanti e 9 km quadrati di territorio, che non brilla certamente in tema di scelte ambientali, visto che ha perso la bandiera blu e presenta tra i più alti indici marchigiani di densità abitativa per km quadrato, detti l'agenda infrastrutturale dell'intera provincia?
La seconda domanda che poniamo è la seguente: in che termini l'arretramento dell'autostrada andrebbe a ridurre l'isolamento e l'abbandono delle aree interne?
Su questo, la Fondazione San Giacomo e tutti gli interlocutori presenti non hanno fornito alcuna motivazione concreta, dimostrando non conoscenza delle problematiche dell'entroterra. Nessuno slancio solidaristico quindi, ma solo la volontà di trovare una nobile giustificazione ad una scelta scellerata.
Se dovesse passare questa linea, le nostre colline si troverebbero schiacciate tra l'asfalto e il cemento imposto dai potentati economici costieri e quel "parco giochi" diffuso che i milioni del PNRR consegneranno ai Sibillini. In entrambi i casi, avremmo interventi decontestualizzati, fuori scala, dai costi abnormi, devastanti sul piano ambientale e non risolutivi dello spopolamento.
L'istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA ente governativo) ci ricorda che le infrastrutture lineari di tipo stradale rappresentano una delle principali cause della frammentazione ecosistemica del territorio e una tra le principali minacce globali alla conservazione della diversità biologica, con effetti che si ripercuotono per 1.5 km ai lati dell'infrastruttura. C'è poi il nodo relativo all'urbanizzazione selvaggia del territorio: lungo le strade, e soprattutto nei pressi degli svincoli, si sviluppano strutture urbane come centri commerciali, zone industriali, piazzali di sosta delle merci e container. Ed ancora: sbancamenti, movimenti terra, apertura di cave, depositi di materiali di risulta, modifiche ed interferenze sulla qualità e la quantità dell'acqua, erosione e impermeabilizzazione del suolo, aumento rischi frane e smottamenti.
Tutto questo potremmo evitarlo e potremmo impiegare queste risorse per migliorare le attuali direttrici costa/appennino, per progetti di metropolitana di superficie, per un turismo che sia più aderente alle nostre tradizioni e peculiarità paesaggistiche, coniugando il tutto con politiche attive del lavoro capaci di ricostituire un tessuto abitativo reale.
Vorremmo infine focalizzarci sui concetti di "bene comune" e "comunità locale", più volte sottolineati dalla Fondazione: è stato espresso un curioso concetto di comunità locale, presentata come unità d'intenti tra le istituzioni e quei corpi intermedi che non curerebbero i gli interessi di parte. Naturalmente, chi si oppone all'arretramento rappresenterebbe i piccoli interessi di bottega e chi invece, vuole l'arretramento, avrebbe a cuore il bene comune.
Di fronte al più classico esempio di falsa coscienza, con una minoranza organizzata che prova ad assicurarsi i favori della politica, i cittadini dovrebbero recuperare la dimensione della partecipazione attiva, l'unica in grado di mettere definitivamente la parola fine ad un’opera che sarebbe inutile, dannosa per l’ambiente e per l’assetto sociale territoriale, e che coagula intorno a sè i pericolosi interessi di una malsana narrazione sviluppista".