Fusione Sge-Solgas, Loira: non possiamo essere vassalli di Fermo sul valore delle quote 

30.06.2022

Le quote pubbliche sangiorgesi della futura società che nascerà dalla fusione tra la San Giorgio Energie e la Solgas, non possono valere di meno rispetto a quelle fermane.
A sostenerlo è l'ex sindaco Nicola Loira che in una nota sul profilo facebook commenta lo statuto approvato l'altra sera dal consiglio comunale di Fermo e attacca il primo cittadino Vesprini.

"Durante la campagna elettorale - scrive Loira - è capitato più volte di leggere affermazioni del sindaco di Fermo che attribuiva all'allora collega di Porto San Giorgio la responsabilità della mancata fusione delle società partecipate di gas e luce.

Stessa narrazione è stata riproposta in sede istituzionale durante l'ultimo Consiglio comunale fermano.

Niente di più falso, solo un'ingiustificabile attività denigratoria inserita in un'antistorica operazione di vassallaggio a cui i nuovi amministratori sangiorgesi si porgono proni e ridenti.

I fatti. Dopo anni di lavoro, che aveva già subito uno stop in occasione delle elezioni fermane del 2020, alla fine di marzo sembrava che i due Comuni fossero arrivati alla migliore definizione dello statuto e dei patti parasociali secondo gli obiettivi prefissati: blindare e tutelare al massimo la presenza pubblica nella nuova società partecipata.

Essendo fermamente convinto, da sempre, che la fusione sia non solo opportuna ma strategicamente inevitabile se i Comuni di Porto San Giorgio e Fermo vogliono ancora mantenere un rapporto con i propri cittadini nella vendita del gas e della luce, davo mandato agli uffici comunali competenti di concentrare tutti gli sforzi per poter discutere della fusione nell'ultimo consiglio comunale disponibile (45 giorni prima della data fissata per le elezioni).

Nel frattempo il socio privato chiedeva alcune modifiche allo statuto, nel senso di rendere meno incisiva la presenza pubblica all'interno della newco, circostanza che determinava un ulteriore approfondimento da parte dei Comuni e dei loro consulenti.

Soltanto nel corso di una riunione del 28 marzo il Comune di Fermo accennava alla volontà di inserire una clausola di opzione di vendita delle quote a prezzo prestabilito, cosiddetta PUT. Una clausola che più che guardare ad una strategia industriale della nuova compagine manifesta la volontà di vendere appena possibile tutte le proprie quote pubbliche al privato.

Nelle discussioni che seguivano, nei primi giorni di aprile, emergeva impunemente che la PUT prevedeva una diversa valutazione delle quote dei due comuni: nel caso di vendita le quote di Fermo sarebbero valse di più di quelle di Porto San Giorgio pur essendo quote della stessa società.

Alla luce di ciò, non comprendendo come ciò potesse essere possibile, seguirono ulteriori discussioni ed intanto si approssimava sempre di più la data di convocazione dell'ultimo consiglio utile per l'approvazione della fusione, previsto per il 27 aprile, ma le bozze definitive dello statuto e dei patti parasociali non erano ancora a disposizione perché in corso di aggiornamento.

Il 12 aprile si teneva un'assemblea dei soci della San Giorgio Energie dove l'AU informava dello stato di avanzamento del progetto di fusione precisando tuttavia, che a quella data, sia lo statuto che i patti parasociali non erano ancora definitivi e non potevano quindi essere portati all'esame della commissione competente del Comune di Porto San Giorgio né tantomeno del Consiglio Comunale.

Tenuto conto che l'introduzione della clausola PUT doveva essere portata, insieme al resto del progetto, all'attenzione della maggioranza rappresentando una forte novità rispetto a quanto in discussione da anni, che lo statuto e i patti necessitavano di ulteriori approfondimenti e modifiche, prendevo atto che non c'erano più i tempi tecnici per sottoporre alla Commissione ed al Consiglio comunale il progetto, tanto più modificato nei termini richiesti dall'introduzione della clausola PUT. Valutavo pertanto che fosse più giusto investire della questione la nuova Amministrazione comunale che, nel pieno dei poteri, si sarebbe insediata di lì a poco.

Questo è lo stato dell'arte.

Adesso rimane la curiosità di sapere se Vesprini e i suoi accetteranno che nella nuova società le quote di Fermo valgono di più di quelle di Porto San Giorgio.

A meno che questo non sia previsto nel rapporto di vassallaggio.