"24 ore al pronto soccorso di Fermo, immagini che non scorderò mai"
"Sono andata al pronto soccorso non per covid - continua la signora - e una volta parcheggiata in quella stanza di attesa, dopo il tampone, tra dolore e angoscia mi sembrava di impazzire. Barelle con uomini e donne dagli occhi spaesati, per non parlare dei più anziani. Il tempo non passa e il proprio turno sembra non arrivare mai. Il personale sanitario irriconoscibile gira vorticosamente dispensando pazienza: mai un gesto fuori modo. Anche per un bisogno c'è da fare attesa. Dai corridoi arriva il brusio e i rumori del dolore, delle richieste di aiuto, del passaggio di malati contagiosi. Il vigilantes con una campanella invita tutti a non muoversi e poi la sanificazione. Quando arriva il medico per la visita vedi negli occhi un respiro profondo, una nuova carica prima di una nuova anamnesi. Il silenzio delle oss e nei corridoi durante il trasporto per la diagnostica? Fa quasi più paura del dolore".
Un racconto fiume dove i particolari segnano più della malattia e del percorso terapeutico.
"Cercare il conforto anche in un sorso d'acqua è complicato - dice - sia per malati che per gli operatori. Sono loro i protagonisti: meritano riconoscenza e gratitudine. Quello che fanno è massacrante fisicamente e soprattutto da un punto di vista psicologico. Sono eroi, davvero degli eroi umani. Noi comuni mortali dibattiamo ogni giorno ma la loro forza salva le vite".
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